Partorire in Italia
Parto cesareo o vaginale?
Tu Donna soffrirai e partorirai con dolore!…. ma perchè?
Da un lato il ritorno delle nascite in casa, la “cultura” del dolore.
Dall’altro l’abuso di cesarei e medicalizzazione. Avanguardia o
medioevo?
Intervista a Roma di Michela Camorcia (anestesista Città di Roma), Anna Maria
Gioacchini (ostetrica). A Milano, Alessandra Kustermann (ginecologa al
Mangiagalli di Milano) e Manuela Cervilli (giornalista di
Altroconsumo).
(programma di Radio Tv- Repubblica del 21-03-2008)
Conducono Edoardo Buffoni e Annalisa Cuzzocrea
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Nel 1980 in Italia l’11% delle donne ricorreva al parto cesareo; oggi, in alcuni ospedali, si arriva addirittura all 86,9%, mentre la media generale si aggira intorno al 15-20%. Come mai? L’inchiesta ci svela i pregiudizi, la mancata informazione o disinformazione delle “donne”, oltre alla scarsa preparazione di alcuni anestesisti ed ostetriche.
Ma come mai in Italia solo il 10-15% delle donne ricorre all’analgesia epidurale, quando negli Stati Uniti è il 90% a farne richiesta, in Francia il 60%, in Gran Bretagna il 70% e in Spagna il 38%?
Questa resistenza nei confronti dell’epidurale è legata, oltre al costo, che spesso è a carico della donna, alla paura da parte dei ginecologi che le donne non aiutino abbastanza o per niente durante l’espulsione del feto. Paura data da incompetenza, come ci spiega l’anestesista Michela Camorcia: “l’epidurale toglie tutto il DOLORE ma mantiene inalterate tutte le altre sensazioni (contrazioni, ecc.)”. Il problema dell’elevato ricorso al parto cesareo è dato anche dalla cosiddetta “medicina difensiva” da parte di alcuni ginecologi che, in casi ritenuti ambigui o a rischio, per non incorrere in possibili
ripercussioni legali, richiedono
immediatamente il parto cesareo.
E cosa dire del fatto che le assicurazioni rimborsano all’interessata il costo del parto cesareo ma non di quello spontaneo…..?
Inchiesta interessante, peccato che parlino sempre di donna e uomo, compagno o marito che assisterà al parto; oppure de “il bambino”…… la parola FETO non si riesce a inglobare nel linguaggio italiano moderno !!
Infine, ma non meno importante, sfatiamo il detto “più sei vecchia più il parto sarà doloroso!”…..un pò come dire “chi tardi arriva male alloggia”!
Il costo dell’epidurale? Contenuto e più che abbordabile
Affrontiamo il nodo del costo della partoanalgesia. Affrontiamolo mostrando cosa sta facendo la mia regione – il Veneto – per la lotta contro il dolore.
Parto incluso.
Affrontiamolo pubblicando le osservazioni che potete trovare nella relazione “Stato di attuazione della DGR n.309/2003” pag 18. A cura dell’osservatorio regionale per le cure palliative e la lotta al dolore.
La partoanalgesia in epidurale è ancora modestamente praticata nei nostri ospedali.
La mancata offerta è oggi riconducibile più a resistenze culturali che organizzative, sebbene queste non possano essere dimenticate.
Complessivamente, verso il trattamento del dolore la Regione del Veneto accusa ancora gravi ritardi rispetto a regioni europee assimilabili per livello sociale: anche la partoanalgesia subisce questa condizione di fondo.
In ogni caso va tenuto presente che le condizioni per un’affermazione della partoanalgesia esistono realmente, ripensando l’assetto attuale d’offerta dell’assistenza al parto. In particolare, tenuto conto del possibile recupero dei parti cesarei verso un travaglio naturale per quelle donne che fossero particolarmente sofferenti, la possibilità di razionalizzare l’offerta è elevata, senza produrre grandi scompensi organizzativi.
Infatti, se l’epidurale può essere condotta, dopo l’impianto, con una reperibilità dell’anestesista, senza per questo una sua presenza costante in sala parto in condizioni di sicurezza, il taglio cesareo ne impone la presenza costante, condizionando pesantemente la disponibilità di questo personale medico per altre attività (anche quella di analgesia da parto).
A questo vanno aggiunti i costi fisici ed economici per la donna e l’organizzazione sanitaria per un decorso postoperatorio più lungo.
Quindi, anche con un recupero di soli cinque punti percentuali sui cesarei, ragionevolmente conseguibili per parti particolarmente dolorosi seguiti in epidurale, è possibile pensare ad un’espansione dell’offerta di partoanalgesia in condizioni isorisorse.
Infatti, cinque punti percentuali corrispondono a circa 2260 parti per anno:
attribuendo loro la valorizzazione del DRG, come possibile definizione dei costi di produzione dell’assistenza, pari a € 2198, si determina una spesa regionale di circa € 500.000.
Secondo stime, il costo di produzione della prestazione di partoanalgesia varia (a secondo delle fonti) da un minimo di € 50 ad un massimo di € 250, quindi pari a 2000 – 10000 parti in analgesia per anno. Le stime del gruppo di
lavoro per la partoanalgesia, in seno alla Commissione regionale per le cure palliative e la lotta al dolore, valutano in circa € 100 il costo medio per ogni epidurale, comprensivo della fase di promozione nei corsi al parto e di visita anestesiologica preparto. In tal caso, i parti in epidurale offribili, in condizioni isorisorse,sarebbero circa 5000 in più, quasi triplicando l’attuale percentuale di parti in epidurale (8200 vs 3200).
Ulteriori possibili riduzioni di parti cesarei non appropriati, cercando di avvicinarsi alle indicazioni dell’OMS, dovrebbero liberare risorse riversabili nell’offerta di partoanalgesia con epidurale, senza aggravi
ulteriori per il sistema dei servizi ospedalieri. La sperimentazione della LR 25/2007 consentirà nel corso del 2008 di perfezionare gli aspetti organizzativi per una adeguata offerta di partoanalgesia nei nostri punti nascita.