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Nuove fotografe: Hester Jones

Hester Jones è un’artista inglese, nata nel 1973 a St Albans Hertfordshire. Per diversi anni ha girovagato per il mondo vivendo in Spagna, Stati Uniti, Brasile, ma principalmente in Italia, dove ha avuto inizio il suo interessamento alla fotografia.

Attualmente è alla University of the Arts London – London College of Communication, dove frequenta il master in fotografia “MA Photography”.

Nel sito della Jones ci sono due lavori: “Dream come true” (2007-2008) e “Call yourself a mother” (2009).

In “DREAM COME TRUE”, la Jones ha utilizzato lo stratagemma di invitare i bambini a partecipare ad alcuni giochi, tra cui “Who Stole the Tarts?” (Chi ha rubato le torte?) e “Far finta di prendere il tè”. In esso l’artista fa riferimento soprattutto a quel tipico mondo “sinistro”, oscuro, che troviamo in quasi tutte le fiabe che ci vengono raccontate; Jones fotografa le bambine mentre giocano, e il suo lavoro mira ad esplorare la loro identità, una identità infantile. Le sue foto colgono la vulnerabilità  della vita delle bambine nella società contemporanea, registrano gli attimi che precedono la loro perdita d’innocenza; emerge un ritratto dell’infanzia in cui le bambine e i bambini sono spesso “oggetto” invece che “soggetto”. Affascinata dalle fiabe ed intrigata dal gioco, la Jones si rifà anche a tutta quella serie di possibilità terapeutiche che il gioco tra l’adulto e il bambino può offrire.
Sebbene il lavoro sia costituito da pochi scatti (per il momento), il risultato finale di ogni singola immagine è estroso, imprevedibile; in parte possiamo attribuire questa sensazione alla natura spontanea e scostante tipica dei bambini, ma anche alla scelta di come utilizzare la macchina fotografica durante il gioco.
E’ possibile definire “Dream Come True” come un lavoro fotografico che vuole smascherare la forse troppo idealizzata e romantica visione dell’innocenza infantile.

Nel 2009 la Jones si dedica al lavoro fotografico “CALL YOURSELF A MOTHER“, dove il soggetto esaminato è l’ “ambivalenza materna” ed i tabù culturali relativi alla violenza e alle aggressioni delle donne sui minori. La sua intenzione è quella di “disturbare” l’idea poetica, a volte idilliaca, della rappresentazione della maternità come viene raffigurata comunemente dai mezzi di  comunicazione, sia nel passato che nel presente. Richiamandosi ad una iconografia religiosa, il duo “Madonna e Bambino” proprio dell’arte occidentale, invita la spettatrice/ lo spettatore a questionarsi sulla identità della figuramaterna nella civiltà moderna. Il punto centrale delle immagini sono le mani, mani che tengono, che strappano, che allontanano; la Jones gioca con l’idea di “amorevoli mani della mamma” ed al fatto che spesso la madre deve reprimere ogni emozione negativa o aggressiva per non dover essere considerata indegna, cattiva, o maligna, e deve lottare per essere all’altezza della sua “identità di madre”, idealizzata dalla società contemporanea. Una idealizzazione per alcuni aspetti eccessiva, che fa sentire le donne perseguitate, colpevoli, frustrate e a volte anche depresse, se non riescono a realizzare l’ideale.

Enfatizzando le fotografie tramite la tecnica del “chiaroscuro” e ponendo i soggetti su di uno sfondo nero, la Jones trova un modo per emblematizzare il profondo abisso della psiche, fa percepire le vibrazioni dei pensieri, delle fantasie, dei misteri nascosti che emergono dalla mente della madre. Il gioco dello scuro, del profondo nero, fa sentire il dramma, il movimento delle mani, le azioni delle madri. La spettattrice/lo spettatore è attratta/o dentro e fuori, avanti e indietro in un gioco oscillatorio tra la madre ed il buio, tra la luce e gli oscuri segreti della psiche umana.

Photos:
in alto: Red Hot Shoes© Hester Jones
al centro: Stop Now © Hester Jones
sotto: Read it © Hester Jones

Più Info:
www.hesterjones.com
MAPhotography2009.co.uk

Posted in Fotografia.