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Shirin Neshat

© Shirin NeshatAlla Gladstone Gallery di New York, si è appena conclusa una mostra di Shirin Neshat, una videoartista, regista e fotografa iraniana. Nata nel 1957 a Qazvin, e stabilitasi a New York nel 1974, Shirin Neshat mette a confronto la cultura islamica con quella occidentale, attraverso la contrapposizione tra polarità – apparentemente immutabili –  quali uomo-donna, morte-vita, oppresso-oppressore, libertà-censura,  sacro-profano. Ciò che emerge è una “zona di pensiero” nella quale è possibile immaginare una malleabilità di confini tra i due poli. Grazie all’utilizzo di metafore e simboli, Neshat riesce così a trasportare gli spettatori in uno spazio fatto di interrogativi, che lascia l’osservator* sempre liber* di dare una propria interpretazione dell’opera.

Nel suo ultimo progetto, “Women without men” – iniziato nel 2003 – Shirin Neshat si ispira all’omonimo romanzo della scrittrice iraniana Shahrnush Parsipur che, pubblicato a Teheran nel 1989, fu successivamente proibito. (*)
Nei suoi video, Neshat seziona i fili narrativi ed individuali di cinque storie di donne- intessute da Parsipur – facendo emergere le caratteristiche psicologiche di ogni personaggio, e mostrando come ognuna di esse cerchi di liberarsi dalla propria insoddisfatta esistenza. Come dice la stessa Neshat: “ La scelta di questo tema non è altro che una metafora delle battaglie che sto combattendo: il tema dell’esilio, il bisogno di un rifugio, di un posto che puoi chiamare “casa”, e così via….”.

I due nuovi video proposti a New York, e accompagnati da fotografie, sono  “Munis” e “Faezeh” e aggiungono così altre due storie al ciclo “Women without men”.

MUNIS
E’ la storia di una ragazza, Munis, le cui intense passioni per la giustizia sociale sono continuamente ostacolate dal fratello despotico.
L’essere testimone della morte di un attivista politico, porta Munis a decidere di riappropriarsi della propria vita suicidandosi. Comincia così un magico incontro tra la donna e l’attivista morto.  Ed è soltanto nella morte che Munis riuscirà a provare l’esperienza del sentirsi parte di un fermento, di una agitazione politica. Nonostante ciò, Munis si rende conto che “la realtà” vista da vicino può essere a un tempo promettente e disillusoria.

FAEZEH
Esplora l’angoscia di una donna credente, il cui sogno di un  matrimonio e di una famiglia viene distrutto dal momento in cui subisce uno stupro. Scappando dalla città attraverso un orto magico, la donna si imbatte nella visione di una donna velata che la guida verso la pazzia. Questo pezzo cattura fondamentalmente il crollo emotivo e psicologico di una donna musulmana la cui intera esistenza, moralita e fede religiosa vengono schiacciati a seguito di una violenza sessuale. Mettendo insieme tre dei personaggi del romanzo, Neshat esplora I dilemmi sessuali, politici, psicologici e religiosi che emergono in questo momento particolare della storia iraniana.

Video-installazioni:

Turbulent (1998)
Rapture (1999)
Soliloquy (1999)
Fervor (2000)
Passage (2001) – musiche di Philip Glass
Possessed (2001)
Pulse (2001)
Tooba (2002) – 12’43” (Girato ad Oaxaca – Mexico)
Logic of the Birds (2002) – Multi-media performance
The Last Word (2003) – 18’ (Girato a New York)

Serie “Women without men” (tutti girati in Marocco):
Mahdokht (2004) – 13’35” mn
Zarin (2005)   – 10’00mn  (film in cui recita anche Shahrnush Parsipur)
Faezeh (2008) – 13’42”mn (Musiche di Ryuichi Sakamoto)
Munis (2008) – 12’45”mn (Musiche di R. Sakamoto)

Dal 08 febbraio a Parigi, presso la Galerie Jerome de Noirmont è in corso un’esposizione di Shirin Neshat che durerà fino al 8 Aprile.  La mostra comprende la proiezione dei due nuovi video – Munis e Faezeh – più alcune fotografie.

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(*)
Women without men” fu pubblicato nel 1989 a Teheran per poi essere successivamente proibito. Questo libro costò a Shahrnush Parsipur alcuni anni di prigione e successivamente l’esilio. Ora vive negli Stati Uniti.

sito Shahrnush Parsipur
contatto

La novella, ambientanta nel 1953, anno in cui la CIA reinstalla lo Scià in Iran, tratta della vita di cinque donne, appartenenti a diverse classi sociali. La più anziana, Farrokhlagha, proviene da una vecchia famiglia aristocratica iraniana, e vive una vita protetta da moglie “trofeo” in una prospera Teheran del nord. Mahdokht e la sua amica Faezeh sono invece due ragazze che appartengono alla classe operaia e vivono nella parte meridionale di Teheran. Faezeh è innamorata del fratello di Mahdokht, Amir, e spera un giorno di poterlo sposare. Amir, sempre occupato dal suo attivismo contro lo Scià, se ne accorge e ne rimane seccato dalle continue richieste di amore e di matrimonio da parte di Faezeh. Zarrinkolah, il quarto personaggio, è  una prostituta che vive e lavora nel famoso quartiere “rosso” di Teheran. Infine Munis, una ragazza timida, riservata, proveniente da una famiglia di classe media e un’insegnante in una scuola, è ostaggio della propria verginità e destinata a diventare una vecchia pazza.
Il libro consiste quindi di cinque brevi storie – Farrokhlagha, Mahdokht, Faezeh, Zarrinkolah, e Munis – collegate metaforicamente tra loro tramite il senso di sofferenza che ogni personaggio sente nei confronti della propria vita dalla quale poi fuggirà. Alla fine del libro, infatti, le cinque donne si ritrovano tutte insieme in una casa di campagna, dove danno vita ad una comunità utopica, indipendente dal mondo e dalle sue leggi. Usando una terminologia mitologica femminista, Shahrnush Parsipur descrive la pressione culturale e religiosa che devono fronteggiare le donne nella societa’ iraniana, mettendo in risalto le loro uniche due vie di uscita: la pazzia e il suicidio. Il libro si dimostrò essere una immensa provocazione nei confronti del regime di Khomeini e fu quindi proibito.

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