Skip to content


La nave dell’aborto

©Williem Velthoven - Women on WavesNel 1999 Rebecca Gomperts, medico di bordo della “Rainbow Warrior II” di Greenpeace, fonda “Women on waves”, un’ organizzazione no-profit che mira a prevenire e combattere gli aborti clandestini e “non sicuri” in quei paesi in cui abortire è ancora illegale.

La grande idea di questa organizzazione sta nella sua “nave dell’aborto”. Difatti, per scampare alle leggi restrittive degli stati “proibizionisti”, la Wow invia la sua nave per prelevare le donne che necessitano di una interruzione di gravidanza. Dopo averle fatte imbarcare, la nave lascia il porto e si dirige verso le acque internazionali dove, gettando l’ancora, potranno operare tranquillamente e legalmente. Oltre alle pratiche abortive, sulla nave vengono distribuiti preservativi, spirali, pillole abortive Ru486 e pillole del giorno dopo. La nave dell’aborto è un luogo in cui si aiuta le donne ad esercitare il loro diritto alla propria autonomia fisica e mentale.

A bordo, personale specializzato consiglia, educa sessualmente e pratica aborti a tutte le donne che ne fanno richiesta.

Chissà se un giorno anche l’Italia avrà bisogno di questa nave!

Per chi volesse approfondire sul Wow:

http://www.womenonwaves.org/index.php

Posted in Pensieri volanti.


Foto di famiglia

Al Festival Internazionale di Fotografia di Roma è stato esposto il lavoro di Leonie Purchas, In the Shadow of Things.

Le fotografie di Leonie Purchas
si focalizzano da alcuni anni sulle famiglie: dalla Provenza a Cuba, da
Londra a Roma, una volta accolta da una famiglia, la fotografa dal suo
interno esplorandone le relazioni, l’emergere delle singole
individualità. Lo scorso anno ha rivolto per la prima volta l’obiettivo
verso la sua famiglia, consapevole dell’intimità che aveva raggiunto
nell’entrare nella vita delle persone.

“In the Shadow of Things” si
concentra sulla vita di sua madre, Bron, che dopo la rottura del suo
primo matrimonio, ha iniziato dodici anni fa una nuova vita col suo
compagno David e loro figlio Jake, trasferendosi in una casa isolata
circondata da campi e foreste. Nonostante gli anni passati, la
maggior parte dei pacchi del trasloco erano ancora da aprire. Bron ha
combattuto per anni con un disturbo ossessivo compulsivo che con le sue
intricate regole e rituali ha dato luogo nella vita di tutti i giorni a
pile di oggetti sparsi dappertutto. Per molti mesi Leonie ha cercato
di aiutare la madre a riprendere il controllo della sua casa e della
sua vita, cercando di esprimere attraverso la fotografia il confronto
con un mondo che pensava di conoscere ma che continua a rivelarsi.

Per vedere le immagini: http://www.fotografiafestival.it/

Posted in Fotografia.


Foto della settimana: Tasheva

Hristina TashevaPotete vedere la foto “in diretta” andando in Via del pigneto 247 – Roma

Dal 7 all’11 maggio 2008, Gerdaphoto espone presso la galleria “247”, in via del pigneto 247 – Roma, la mostra “The Houses of Hristina” di Hristina Tasheva. La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dalle 16 alle 20, ingresso libero.
Questo evento è realizzato in collaborazione con Tekfestival, che l’8 maggio, alle 22,30, proietterà il documentario della regista olandese Suzanne Raes, “The Houses of Hristina”. Alla proiezione saranno presenti sia la regista che la stessa Tasheva.

Nata nel 1976 a Varna, in Bulgaria, dopo essersi laureata in economia Hristina Tasheva si trasferisce ad Amsterdam dove, da immigrata illegale, lavora per diversi anni come domestica. La difficoltà di adattarsi un’altra cultura, la mancanza di comunicazione, la nostalgia la spingono ad analizzare il processo che accompagna questa trasformazione, e l’inevitabile isolamento che ne deriva.


Hristina è invisibile.
Silenziosa e discreta, pulisce le case.
Ogni giorno una casa diversa, ogni giorno lo stesso lavoro.
I contatti con i suoi datori di lavoro avvengono tramite brevi messaggi scritti.
Per venire a patti con la sua vita, Hristina inizia a fotografare gli interni delle “sue” case.
Insieme, queste foto, formano la casa che lei abita nei Paesi Bassi.
Una casa che la imprigiona.

Alla fine del 2007, esce il documentario di Suzanne Raes, De huizen van Hristina (The Houses of Hristina), che ritrae la vita di Hristina Tasheva, una delle tante, spesso anonime, persone, dalle “ragazze alla pari” alle donne di servizio, a cui permettiamo di accedere ai luoghi più intimi delle nostre vite. Il film è stato mostrato all’International Documentary Film Festival (IDFA) del 2007 e ha ricevuto numerose recensioni sulla stampa olandese e internazionale. In seguito a quest’esperienza, grazie a un’idea di Suzanne Reis e all’appoggio di IDTV e Human Television, è nato un gruppo interamente dedicato agli artisti migranti illegali, Art 2 Stay. Work and stories of ‘illegal’ artists (www.art2stay.nl), con sede ad Amsterdam.
Dopo l’ammissione della Bulgaria nell’Unione Europea, Hristina Tasheva ha acquisito il diritto di vivere in Olanda. Divenuta fotografa libero professionista, nel 2008 ha partecipato alla sua prima mostra collettiva, Arti en Amicitiae, e il suo lavoro è stato esposto alla Connie Bos Gallery di Amsterdam. Dal prossimo settembre inizierà a frequentare la Gerrit Rietveld Academy, dove studierà fotografia. Al momento Hristina Tasheva sta lavorando ai seguenti progetti: Here, there and in-between, un’indagine dei problemi legati all’immigrazione, alla nostalgia, all’affermazione personale; The Ordinary Life and Yuki, che trae ispirazione dal libro di Dubravka Ugresic, Museum of Unconditional Surrender, e analizza le memorie passate, “presenti” e “future” di Yuki Onishi, tentando di ricostruire un album fotografico inesistente; un progetto sulle
chiese e gli ospedali come luoghi di guarigione; e un progetto sulla sparizione di rituali e tradizioni bulgare, prendendo come punto di vista quello degli immigrati.

info:  www.tekfestival.itwww.hristinatasheva.com

Foto: Hristina Tascheva (autoritratto)

Posted in Foto della settimana.