Marcelle Duchampe, Francine Picabia, Jacqueline Pollock, Annie Warhol,
Joséphine Beuys, Francine Bacon.
Così, giocando sui “nomi”, l’artista Agnès Thurnauer accoglie i
visitatori nella prima sala espositiva del Centro Pompidou di Parigi. Un
messaggio chiaro ed ironico. Elles@centrepompidou (fino al 21 febbraio 2011) è la prima grande mostra di sole donne artiste.
Finalmente il Centro Pompidou, nel continuare con la sua politica innovatrice
riguardo ai nuovi modi di esporre l’arte contemporanea, ha deciso di esporre una parte
della sua collezione personale di artiste donne; collezione su cui sta investendo da circa dieci anni.
Elles@ consacra più di 8000 metri quadrati alle donne, al loro impatto nell’arte moderna a seguito delle recenti rivalutazioni da parte della “Storia dell’arte” rispetto a tutte quelle grandi artiste dimenticate e discriminate nel tempo.
Come scrivono le Guerrilla Girls in un pannello all’interno della mostra:
Devono essere nude le donne per entrare in un museo(americano)? – Al Metropolitan Museum (di New York)ci sono meno del 3% di artiste donne, ma circa l’83% dei nudi esposti sono donne.
Non è una mostra femminile né una mostra femminista, ma è quel tanto atteso riconoscimento che il mondo artistico doveva dare a tutte quelle artiste che dall’inizio del XX secolo hanno contribuito alla creazione di nuovi movimenti artistici. Camille Moreneau – direttice del Centro Pompidou – scrive nel catalogo: “….È semplicemente inedito aggiungere un criterio di scelta che non dovrebbe esserci più, quello di genere.
Vengono esposte più di 500 opere di 200 artiste, pittrici,
scultrici, architette, designer, grafiche, fotografe di tutto il mondo
dagli inizi del 1900 fino ai nostri giorni, divise per sette sezioni
tematiche: Pioniere, Fuoco a volontà, Corpi slogan, Eccentrica
astrazione, Una stanza tutta per se, La parola all’opera, Immateriali.
Nella prima sezione, Pionnières
(Pioniere) troviamo nomi come Gisèle Freund, Dora
Maar, l’emozionante avanguardista Hannah Hoch, Berenice Abbott, Frida Kahlo, Germaine Krull, Lisette Model, la stupenda
Marie Laurencin con le sue figure androgine ed ermafrodite; ma soprattutto
Claude Cahun è finalmente presente con diversi scatti. In una didascalia sotto
un autoritratto del 1919 si può leggere una sua citazione ripresa da Aveux
non avenus “Masculin? Feminin? Mais ça dépend des cas. Neutre est le
seul genre qui me convienne toujours” (Maschio? Femmina? Dipende dai casi.
Neutro é il solo genere che mi conviene sempre).
Nella sezione Feu à volonté(Fuoco a volontà) si ha la
contestazione e la denuncia contro le politiche dei musei (in cui sempre e solo uomini artisti
riescono ad esporre) e qui troviamo le Guerrilla Girls, Niki de Saint Phalle,
Rosemarie Trocket.
Nella terza sezione Corps slogan (Corpi slogan) le artiste mettono come “soggetto”
centrale dell’opera d’arte la “rappresentazione del corpo” e lo
“stereotipo di
genere”. Orlan lavora sulla mercificazione del corpo femminile, con il suo “Le
Baiser de l’artiste” diventa una macchina automatica che “sforna
baci” per 5 franchi. È presente Marlene Dumas, Marina Abramovich con il video“Art
Must Be Beautiful….Artist Must Be Beautiful”
(1975) dove per un quanto d’ora circa si spazzola i capelli fin quasi a
strapparseli, oppure con l’altro video “Freeing the Body” (1975) dove il corpo viene portato allo sfinimento:
l’Abramovich si muove per 8 ore e
40 minuti consecutive al ritmo di un tamburo fino a cadere per terra
(ovviamente alla mostra viene proiettato uno spezzone del video!).
In Eccentric Abstraction
(Eccentrica astrazione), quarta sezione, si ha
un’esplosione di colori e forme con artiste come Louise Bourgeois, o Vera
Molnar, tra le prime artiste ad aver utilizzato il computer nella
propria arte.
Quinta sezione Une chambre à soi (Una stanza tutta per se) chiaro riferimento al
libro di Virginia Woolf del 1929, La Woolf esamina la possibilità delle donne
di essere in grado di produrre un lavoro letterario od artistico della stessa
qualità rispetto a quella maschile. Tra i fattori principali è la
mancanza di ldquo;una stanza tutta per sé”, cioè di un
luogo della casa dove potersi dedicare alla riflessione, al pensiero che può
portare alla realizzazione di un’opera letteraria, artistica, scientifica o altra.
In questa sezione troviamo Martha Rosler con il suo video “Semiotics of the Kitchen” (1975) dove ci
insegna gli “strumenti” da cucina; oppure Louise Nevelson con le sue strutture.
La penultima sezione è Le mot à
l’oeuvre(La parola all’opera)
arte concettuale, narrativa, autobriografica, densa di citazioni, di linguaggi di parole che si
uniscono ai corpi. Abbiamo artiste come Barbara Kruger, Gina Pane con “Action
Autoportrait(s): mise en condition/contraction/rejet” (1973),
Eleonor Antin con “100 Boots on the way to church” (1971) con una fotografia dove si
vedono100 paia di stivali neri che
vanno in chiesa.
La mostra si chiude con la sezione Immatèrielles (Immateriali) in pratica l’immaterialità dell’arte,
una dematerializzazione dell’opera d’arte. Come si può leggere nel depliant
della mostra: “…lontano dall’idea secondo la quale l’elemento femminile,
definito dal sesso, coinciderebbe con il corpo, la figurazione e il materiale,
mentre quello maschile con il pensiero, l’astrazione, l’immateriale…in
questa sezione troviamo Chaise “Veryround” (2006) di Louise Campbell o Judith Reigle.
Ovviamente non ho citato le altre 170 artiste, ma la cosa bella del Centro Pompidou è che permette di vedere –
anche se parzialmente – visitando il sito elles@centrepompidou tutte le artiste esposte, con aggiunta di alcuni video interessanti.
In definitiva, Elles@ è un secolo di storia dell’arte raccontato da donne artiste; una bel percorso narrativo
della storia dell’arte moderna con parole, corpi, immagini, tratti, volumi, suoni mai ascoltati, mai visti, mai considerati.
Links:
SitoWeb della mostra: elles@centrepompidou
Blog di Elles@
Sito del Centre Pompidou
Aricolo su “La
Stampa” ("Il genio non è dei maschi" di Chiara Beria di Argentine)
SitoWeb Guerrilla Girls: www.guerrillagirl.com
Photos:
in alto: Orlan "Le
Baiser de l’artiste"
Photos:
in alto: Orlan "Le
Baiser de l’artiste"
al centro:Pannello della Guerrilla Girls
in basso: Marina Abramovich in "Freeing the Body" (foto del video)